
Natività (Pinturicchio)
La Natività di Bernardino di Betto, detto Pinturicchio, è una delle espressioni più delicate e raffinate della pittura rinascimentale italiana. L’opera, eseguita tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, si ammira nella prima cappella a destra, detta Cappella del Presepe voluta dalla famiglia della Rovere a cui apparteneva Sisto IV (1471-1484), sotto cui la chiesa ricevette le più sostanziali trasformazioni.
Dedicata a Maria Vergine Madre di Dio e a San Gerolamo come recita l’iscrizione sottostante si distingue per la sua luminosità cromatica, la minuzia dei dettagli e la dolcezza delle figure, elementi distintivi dello stile dell’artista perugino. La scena si sviluppa secondo la tradizionale rappresentazione della nascita di Cristo: la Vergine Maria e San Giuseppe, in atteggiamento devoto, adorano il Bambino appena nato, avvolto in fasce e adagiato su un giaciglio di paglia. L’ambientazione è caratterizzata da una capanna dal tetto di legno, simbolo di umiltà e semplicità, aperta su un paesaggio idilliaco di tipo umbro-laziale nel quale si vedono i pastori accorrere, avvertiti dall’Annuncio divino.
Questo equilibrio compositivo, tipico dell’arte del Pinturicchio, è reso ancor più suggestivo dall’uso di colori vivaci e dorature che donano all’insieme una grande luminosità. Nella Natività, ogni figura è caratterizzata da un’eleganza composta e da un’armonia formale che trasmettono un senso di pace e serenità. La finezza dei panneggi, i volti delicati e l’attenzione ai particolari architettonici e paesaggistici rivelano il suo debito nei confronti delle esperienze artistiche di Perugino e di Raffaello, ma anche una sensibilità tutta personale, fatta di grazia e raffinatezza. Attraverso la leggerezza delle figure angeliche, la dolcezza degli sguardi e la luce che sembra avvolgere l’intera composizione, l’artista riesce a trasmettere il mistero della nascita di Cristo in una visione intima e poetica.